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Prima un saluto agli amici del blog di Beppe Grillo. Sono Beppe Scienza, insegno al Dipartimento
di matematica dell’Università di Torino e mi occupo soprattutto di risparmio (ahinoi!)
tradito. Sulla Grecia il discorso è un po’ complesso,
con qualcosa di contraddittorio, perché qualche settimana fa si sono sentiti titoli di telegiornali,
si sono lette sulla stampa frasi di questo tipo: "La Grecia è stata salvata", "Successo
della ristrutturazione del debito pubblico greco", "Evitato il fallimento della Grecia".
Poi uno che aveva per esempio 10 mila Euro di titoli greci, un paio di settimane fa si
è visto arrivare al posto del suo titolo 24 titoli diversi, li somma e si accorge che
ha soltanto 2 mila euro. La Grecia si è salvata e io ho perso l’80%, come la mettiamo? Bisogna
dire la verità: ci sono stati due inganni: 1) un inganno da parte dei massimi politici
ed esponenti dell’Unione Europea, della Banca Centrale che hanno detto: "Salveremo
la Grecia", "La Grecia no, assolutamente, la Grecia non deve fallire", "La Grecia deve
essere salvata" ecc. mentre stavano lavorando per preparare il fallimento della Grecia.
2) un inganno è avvenuto dopo, perché adesso gira la storiella che la Grecia è stata salvata.
La ristrutturazione dei titoli greci, Dio non voglia che abbiano la stessa sorte quelli
italiani, è avvenuta in due fasi: 1) si è fatta una proposta dicendo alle banche,
ai fondi comuni, alle assicurazioni: volete accettare di cambiare questi vostri titoli
con titoli nuovi, accettate che si faccio un taglio? In effetti la stragrande maggioranza
dei cosiddetti investitori istituzionali hanno accettato, sul modo che hanno accettato vorrei
citare il capo della Commerzbank tedesca, Martin Blessing, che riguardo all’accettazione
della ristrutturazione del debito greco ha detto: "Essa è così volontaria, come era
volontaria la confessione nell’inquisizione spagnola". La Banca centrale ha ottenuto che
le banche accettassero questa cosa e questi sono fatti loro.
Quelli che non sono fatti loro è che dopo, anche chi non aveva accettato, si è trovato
la stessa sorte, gli hanno dimezzato in valore nominale i titoli che aveva e in valore di
mercato la perdita è dell’80%. Ora questo si chiama in linguaggio tecnico “default”,
si chiama insolvenza. Se uno deve pagare degli interessi, un rimborso (Stato o società privata
che sia) e non li paga, si chiama in termini brutali fallimento, in termini tecnici insolvenza
o default. La Grecia ha fatto default, la Grecia è stata insolvente nei confronti di
quelli che non hanno accettato la ristrutturazione, la Grecia non ha rispettato il regolamento
e questo si chiama insolvenza, quindi la Grecia è fallita. Non è la prima volta che è fallita,
tutti i greci ricordano una frase pronunciata il 10 dicembre 1893 dall’allora primo ministro
Charilaos Trikoupis che in greco è "distihós eptohéfsamen" "Purtroppo siamo falliti".
Fallita allora, una storia analoga negli anni 30, e fallita di nuovo. I greci possono dire
e dicono "distihós eptohéfsamen ksaná" "Purtroppo siamo di nuovo falliti". Allora
non raccontiamo la storia che la Grecia non è fallita: la Grecia è fallita!
Però questo fallimento ha un’altra stranezza: non ha toccato tutti e c’è stato qualcosa
che, se riguardasse una società privata, si chiamerebbe bancarotta preferenziale e
sarebbe un reato, perché la Grecia aveva, a fine 2011, 380 miliardi di debito pubblico,
tantissimo, il 170% abbondante del Pil. Al ché dovrebbe essersi dimezzato, uno direbbe,
se non altro. No, non s'è dimezzato. Perché? Prima della ristrutturazione, prima della
proposta di adesione volontaria al piano di taglio del debito pubblico, c'è stato un
giochettino un po’ strano. I titoli posseduti dalla Bce e dalle altre banche centrali, della
Bundesbank, dalla Banca d’Italia ecc., hanno subito un cambiamento di codice. Sono stati
cambiati i codici e questi titoli non sono stati toccati né dalla proposta, né dal
taglio coatto. Questi titoli, rimasti come prima solo con cambiamento di codice, hanno
incassato gli interessi, quelli scaduti sono stati tutti rimborsati: non sono falliti.
Non si può dire certo che hanno favorito dei privati, hanno favorito lo stesso sistema
finanziario dell’Unione Europea che presta i soldi. La cosa può anche essere difendibile,
però è curioso il fatto ed è stato discusso e anche contestato da parte dello stesso presidente
della Bundesbank Weidmann, il quale ha trovato che questa cosa in effetti era un po’ strana.
Quindi la Grecia è fallita, ma non è fallita per quanto riguarda i titoli posseduti dalle
banche centrali. A questo punto una cosa da non fare. Non impelagarsi
in cause contro la Grecia, non andare a dare soldi ad avvocati che promettono di fare causa
e riuscire a recuperare quello che si è perso. Gli stati sovrani si chiamano proprio sovrani
perché possono, se vogliono, non pagare i loro debiti. O ci si fa la guerra oppure è
così. Nessuno pensa di fare la guerra alla Grecia, però evitare di perdere altri soldi
facendo cause che magari si possono anche vincere, alcuni hanno vinto cause contro l’Argentina,
le hanno vinte anche in tribunali americani. Ma vincere queste cause non è servito a niente,
perché uno vince la causa, ma poi dopo i soldi non gli vengono dati.
A questo punto merita estendere il discorso, è capitato alla Grecia… può significare
qualcosa per l’Italia? La Grecia può essere un modello per l’Italia? Discorso delicato
evidentemente. Una domanda che molti si pongono “Come mai
si è arrivati a questo punto?”. Sì è detto perché la Grecia falsificava i bilanci
pubblici, faceva dei pasticci ecc. È vero, certo: la Grecia si era servita di contratti
derivati, causa di tanti disastri nei comuni, regioni e province italiane, L’aveva fatto
anche con Goldman Sachs, per esempio. Quando a Goldman Sachs c'era Mario Draghi, tanto
per capire. Quindi aveva nascosto i buchi, aveva fatto apparire il debito più basso
di quello che era. Tutto vero sicuramente. Però bisogna dire che da parte dell’Unione
Europea, della Banca Centrale ecc., un po’ più di serietà, di accortezza e di lungimiranza
ci voleva. Ma possibile che non gli venisse nessun dubbio fino a quando nel 2010 i mercati
finanziari si preoccupano della Grecia? È possibile che dall’ingresso della Grecia
nell’euro, quindi nell’arco di tutto il decennio, non ci fosse nessun sospetto che
in Grecia qualcuno falsificava o abbelliva i bilanci? Forse perché qualcosina, magari
meno grave, lo facevano anche la Francia, l’Italia e la Germania, si è chiuso anche
un occhio. Qualche responsabilità c'è. Non sono tutti tonti alla Banca centrale europea
o a quella tedesca. Il dubbio che ci fossero delle cose non a posto ce l’avevano sicuramente,
ma non han mai detto nulla. Meglio se lo dicevano prima, nel 2007 per esempio, quando la Grecia
aveva un debito soltanto del 115%. Altro discorso, la Grecia è un modello per
l’Italia? Per il Portogallo e Spagna? Potrà capitare la stessa cosa? Parliamo dell’Italia
anche perché chi è stato in Grecia si è sentito dire spesse volte. "Una faccia, una
razza". Noi greci e voi italiani ci assomigliamo, siamo simili…
Siamo simili anche nella situazione della finanza pubblica? A me non piace fare catastrofismo,
però qualche analogia c’è, la vera analogia di fondo è l’altissimo debito pubblico
italiano, il grosso problema in Italia non è la possibilità di licenziare la gente,
come il peggior ministro del governo Monti, ossia la Fornero, sembra ritenere. Il problema
dell’Italia, che purtroppo non è stato ancora affrontato, anche perché è difficile,
sia ben chiaro, è il debito pubblico che è a livello del 120%. Cioè il doppio di
quello che era il parametro virtuoso di Maastricht del 60% del prodotto interno lordo. Ora è
il 120%, quando però in effetti era così a metà degli anni 90, ma era sceso verso
il 2007 sul 103%, poi è risalito. Questo è il macigno, non si vede come si
riesca a farlo scendere, questo non vuole dire che capiterà come con la Grecia. In
Grecia ha avuto un andamento esplosivo. Il debito pubblico dal 2007 in poi è passato
da 115 per cento, al 121, 137, 153, 174 per cento. In Italia la dinamica è molto diversa,
però a questo punto non si può dire che la soluzione greca non sia, magari lontana
dall’orizzonte, non si prospetti anche per l’Italia. Se non c’è una ripresa economica,
non si vede come risolverlo con qualche piccola manovrina, una nuova serie di tasse. Tremonti
ha fatto due manovre sui 30 miliardi l’una circa, Monti ne ha fatta un’altra
"Una faccia, una razza". Può essere un incubo, però qualche dubbio che la Grecia possa essere
un modello per l’Italia non si può escludere tutto, non lo escludono i mercati finanziari.
La sveglia l’hanno data i mercati finanziari, per la Grecia e anche per l’Italia.
C’è un’altra analogia in effetti tra la Grecia e la situazione italiana. Per la
Grecia la sveglia l’hanno data i mercati finanziari, non le autorità europee. Quando
i titoli di Stato greci sono cominciati a crollare nel 2009-2010, allora ci si è accorti
della Grecia. In Italia questo è capitato nel luglio 2011. Vediamo un titolo come i
Btp-i 2021. Erano intorno a 95 e cambiavano poco. A un certo punto hanno cominciato a
scendere, scendere… e adesso comunque sono a 81. Sono i mercati finanziari che hanno
costretto a dire: "Ahi! La situazione italiana è veramente grave, bisogna intervenire".
Speriamo che non siano i mercati finanziari anche a dare la botta finale all’Italia,
come alla Grecia! Non c’è solo un problema in Italia e anche
in Grecia del debito in sé, c’è un problema politico, c’è la scarsa credibilità della
classe politica al potere, anche in Grecia sono ben qualificati, sia ben chiaro, anzi
almeno quanto in Italia, ci sono soluzioni dolorose in questi casi e che i politici italiani
destano fondati sospetti che quando fanno qualche proposta lo fanno per continuare a
stare lì e rubare, o almeno molti di loro destano questi sospetti.
Quando Churchill promise agli inglesi, britannici la vittoria, ma annunciando anche lacrime
e sangue, non c’era nessuno dei britannici che diceva “bravo tu, vuoi solo stare lì
e continuare a rubare”. Purtroppo se adesso politici italiani o comunque governanti italiani
fanno queste proposte molti dicono “Bravo tu dici questo, ma intanto la cinghia la tiriamo
noi!”. Questo rende molto difficile il risanamento della finanza pubblica.
Passate parola!